sabato 6 marzo 2010

E' particolare come la vita ti fa commuovere, a volte con le parole di un amico, altre  con la frase di un libro che esprime esattamente un tuo pensiero, altre ancora con un film o un serial in cui ritrovi una parte della vita che vorresti vivere, e allora una lacrima ti si affaccia sul viso.
Mi sono commosso guardando Desperate Housewifes, pirla ve? Il titolo della puntata e' "The Chase" serie 6.
Gab ( Eva Longoria ) va a stare un paio di giorni dai vicini di casa gay per non contrarre la varicella da una delle figlie. Inizialmente e' felice di staccare dalla vita di mamma a tempo pieno e ritrovare la liberta' di quando lavorava come modella, cosmopolitan alle 5 p.m e party every night, fino a quando, entra nella stanza che la coppia ha gia' completamente preparato per il bimbo che sperano di adottare.
La raggiunge uno dei ragazzi e le racconta del loro intento, di come c' erano arrivati così vicini un paio di mesi prima fino a quando all' ultimo la madre naturale ci ha ripensato, il dialogo si conclude con lui che dice a Gab che lei potra' anche invidiare la loro vita ma non quanto loro invidiano la sua.
Perche' mi sono commosso? Perche' quello che vorremmo tutti, ma proprio tutti, e' semplicemente questo, innamorarci, amare, essere amati e avere la fortuna di poter amare ancora di piu' grazie ad un figlio.
Come? Dici che sto confondendo la realta' con un prodotto di consumo massificato?
Naaa, il "prodotto di consumo per le masse" e' scritto da esseri umani come me e te con i medesimi desideri.
Desideri stereotipati per un pubblico stereotipato, dici?
Io li chiamo Archetipi. Modelli universali, tra i quali scegliamo, chi coscientemente e chi no, a quale corrispondere. Si tutto qua', e' molto semplice.
Gran parte della nostra generazione, gli attuali 30/40 enni, e' succube dell' anticonformismo, si pone contro l' ordinario perche' lo ritiene ipocrita, e' una presa di posizione comprensibile, sara' perche' siamo i figli di una generazione di padri /madri che ha difficolta' ad esternare amore, e quindi a condividere e capirci, essendo loro stessi ancora figli prima che genitori; o perche' credevamo che la religione cattolica (Le religioni sono favole per gonzi che servono ad assoggettare le masse, Daniele Luttazi, e condivido)  così radicata nella societa' italiana avesse il copyright sulle parole Amore e Famiglia, fatto sta' che gli archetipi Amore e Famiglia appunto, così ordinari, a noi ci sono sempre stati stretti e sembrati illusori. Abbiamo vissuto "contro" credendo reali e che potessero bastarci archetipi come Liberta', Coraggio,  Successo, negandoci la possibilita' di credere che c' e' di piu'.
Vivere contro non ti rende sereno o felice, ma crea un falso senso di gratificazione dell' ego, pensi di essere unico tra tanti continuando a cercare qualcosa che non c' e', in realta' sei solo perche' non ti dai la possibilita' di Amare.
Mettici in mezzo che lo Stato non ti riconosce il diritto di creare una famiglia e adottare un figlio perche' sei gay e capirai il senso in piu' di quella lacrima.

HUG

lunedì 1 marzo 2010

Prima di svegliarmi ti ho sognato.
In verita' era un incubo, angosciante.

Sono nel letto, guardo fuori dalla finestra con le inferriate, il cielo e' azzurro.
Sposto lo sguardo sulla porta a vetri, anche questa ha le inferriate, un uomo di colore magro e allampanato sta provando ad aprirla dall' esterno, il mio sguardo incrocia i suoi occhi, digrigno i denti come fanno gli animali in segno di minaccia, provo rabbia ma mi sento paralizzato, l' uomo digrigna i denti a sua volta e si allontana.

Cambia la scena:

Siamo nella camera da letto dei miei genitori, giochiamo rotolandoci sopra le lenzuola, mi sento quasi felice, poi iniziamo a discutere, ti alzi ed esci dalla porta, ti seguo, sei nel corridoio, stai andando nella mia stanza di quando ero bambino con Marcolino, sono arrabbiato, geloso, faccio un passo per provare a fermarti...

Cambia la scena:

Sono seduto in un cinema, mi pizzica il pizzetto, sento qualcosa che si muove, le mie dita indagano tra la barba e trovo una piccolo millepiedi, lungo di un paio di centimetri, lo afferro inorridito e lo lancio conto il muro del cinema. Guardo il punto in cui l' ho lanciato e lo vedo, si muove, intanto incrocio lo sguardo di un ragazzo seduto avanti a me, l' ha visto anche lui, in quel momento il millepiedi inizia la sua corsa, veloce scende dal muro, percorre lo stretto corridoi che porta alle poltroncine, si arrampica sulla scarpa di uno spettatore e la scala fino a scomparire nell' interno dei pantaloni. Sono infuriato, guardo il ragazzo e gli urlo : "Sei contento? Adesso hai visto un contagio in diretta!"; poi guardo ai lati dello schermo, mi accorgo che il cinema e' sudicio, ci sono chiazze indefinite e cartacce ovunque, un topo ne sta addentando una, e do' di matto, mi alzo e inizio ad urlare che e' uno schifo, in un posto del genere non ci voglio stare, ridatemi i soldi del biglietto.
Una ragazza si unisce alla mia protesta, a grandi passi arriviamo all' entrata del cinema continuando ad  urlare, arriva una delle inservienti di sala, mi prende per un braccio, me lo rigira dietro la schiena e mi spinge verso l' uscita, non riesco a reagire, mi sento senza forze e penso che non so dove e' finita la ragazza che era insieme a me.

Cambia la scena:

Siamo sul balcone a casa dei miei genitori, sono arrabbiato con te, inizio a prenderti a pugni, non reagisci, cadi a terra, e continuo a picchiarti prendendoti a calci.
Mi sento un po' piu' leggero.

E' stato il primo sogno, incubo, della mia vita con il sonoro.

HUG